mercoledì 18 febbraio 2015

La storia della Torre Velasca...

Simbolo della Milano proiettata verso lo sviluppo e la crescita economica, la Torre Velasca esprime tutta la forza e il Razionalismo italiano dell'epoca che la città di Milano attraversò nell'immediato dopoguerra, un momento di grande fermento e di grande energia ricostruttiva, forse ancora utile come riferimento per certe scelte sociali ed urbanistiche odierne.
La Torre Velasca simboleggia anche un'altra storia emblematica di quel periodo storico italiano: la storia di quattro ragazzi, grandi amici da quando erano compagni di studi al Politecnico di Milano, che insieme maturarono e realizzarono un sogno, uniti dal forte amore per la professione e dal forte sentimento dell'amicizia: costituirono un gruppo di lavoro per progettare una architettura moderna. I quattro ragazzi, ognuno a suo modo pietra miliare nella storia dell'architettura europea, si chiamavano Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers. Dal 1932 vollero chiamarsi semplicemente Studio BBPR. 
Da quel momento ogni loro progetto portò la firma di tutti, dello Studio BBPR. Espressione di questo progetto è anche lo stile architettonico, definito “neoliberty”: da una parte richiamava i palazzi dell’Ottocento, dall’altra puntava allo slancio verso l’economia del decennio successivo. Un progetto tutto italiano che segue non solo le istanze estetiche del “boom economico”, ma anche quelle di un rapporto armonico con l’assetto urbano della città, svettando insieme al Duomo e al Castello Sforzesco, del quale richiama lo stile nella scelta dei colori e dei materiali. Il progetto originario avrebbe puntato a una struttura con telaio in acciaio (riprendendo la cultura nord-americana del grattacielo), ma la scelta definitiva di costruzione fu per una struttura più "tradizionale" in cemento armato, più adatta al contesto metropolitano milanese di quegli anni. Uno studio preliminare, commissionato presso una società newyorkese, stabilì che il progetto sarebbe stato irrealizzabile in acciaio data la situazione tecnologica dell'industria siderurgica italiana. Progettata dallo Studio BBPR e costruita tra il 1956 e il 1958 in 292 gg con i finanziamenti della Società Generale Immobiliare, sorge in un'area che ha inglobato tutta la zona del Postlaghetto, distrutta dai bombardamenti angloamericani nel 1943 e svetta nel panorama cittadino, del quale è divenuta uno dei simboli più noti accanto alle sagome del Duomo, del Castello Sforzesco e del Grattacielo Pirelli.  
Dopo 60 anni,nel giro di pochi mesi,  si sono aggiunti i nuovi grattacieli della Regione Lombardia e di Porta Nuova. Insieme al Pirelli, entrò spesso anche nell'immaginario filmico e pubblicitario degli anni '60 e '70.
I primi diciotto piani (altezza m 106) ospitano negozi e uffici. Gli altri, fino al ventiseiesimo, sono occupati da appartamenti, realizzati su una superficie più ampia rispetto ai piani precedenti, in maniera tale da conferire alla Torre la classica forma “a fungo”. 
Gli appartamenti sono, in totale, 800. Nel 2011 la Soprintendenza per i Beni Culturali ha sottoposto la Torre Velasca a vincolo culturale, per il suo elevato valore storico-artistico.
Fu definito come il primo grattacielo che ha saputo guardare all’antico. Il suo nome deriva dal governatore spagnolo Jan Fernàndez de Velasco. La sua forma, invece, richiama quella delle torri medioevali dei tempi dei Visconti. Ciononostante, la Torre Velasca ha da sempre suscitato pareri contrastanti – sia in patria che fuori dai confini nazionali – per il suo ardito design. nel 2012, la scelta del quotidiano inglese The Daily Telegraph d'inserirla nella lista degli edifici più brutti al mondo ha rinfocolato il dibattito sul suo impatto nello skyline meneghino forse per quello che è stato definito effetto “pugno in un occhio” probabilmente per la sua forma architettonica.

Molti architetti ne riconoscono l'indubbio interesse stilistico e progettuale per cui volle essere un palazzo milanese che rifiutava la standardizzazione dell'architettura internazionale , la Torre è l'invenzione di una nuova architettura. 
Fu il primo grattacielo progettato con quella forma a fungo, nessuno prima aveva mai ideato un edificio del genere, rimarcandone quindi la sua unicità nel panorama internazionale. Qualche critico d’arte considera la Torre un «assoluto capolavoro», sottolineando come «ogni popolo rappresenta la propria idea di architettura. Infine qualche giornalista ne approva l’originalità e la follia  contestualizzandola a simbolo di quell'«Italia ottimista e casinista» del miracolo economico degli anni cinquanta e sessanta del XX secolo. « Chi dice che è orrenda, non capisce niente di Milano. Probabilmente crede che il capoluogo lombardo voglia gareggiare con altre città d'Italia in bellezze rinascimentali. Invece è orgoglioso dei suoi angoli strambi, dei suoi portoni, dei suoi cortili irregolari, dei suoi palazzi dove qualche incosciente vorrebbe sostituire il portiere con un citofono». 
E’ possibile visitare la torre gratuitamente durante gli orari d’ufficio.

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